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VITTIME DI GUERRA
(CASUALTIES OF WAR)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 febbraio 1990
 
di Brian de Palma, con Michael Fox, Sean Penn (Stati Uniti, 1989)
 

"Brian de Palma non è un regista di film di guerra. Come lo erano Raoul Walsh, Sam Fuller, Bob Aldrich: specialisti nel dipingere l'orrore (talvolta con tale ambiguità da rivelare certe contraddizioni psicologiche del mondo dello spettacolo americano) della dimensione guerriera.

L'autore de GLI INTOCCABILI non è nemmeno un cronista del Vietnam: Coppola, Kubrick, Oliver Stone lo erano. APOCALYPSE NOW trasformava la giungla in un tragico palcoscenico per conigliette di Playboy: con i maestri di un altro spettacolo, quello di Hollywood a dettarne le leggi perverse. FULL METAL JACKET non doveva nemmeno spostarsi sul luogo: due palme spelacchiate, filmate in uno studio dei sobborghi di Londra, bastavano a mutare l'addestramento dei marine, o i cecchini fra le rovine apocalittiche dipinte di rosso, in una riflessione sull'ineluttabilità del trionfo del Male nella natura umana. In quanto a PLATOON, esso voltava la pagina a coloro che detestano i discorsi fioriti: era il film dell'evidenza fisica, dell'attesa davanti al buco nero dell'ignoto.

Nulla di tutto ciò in un film di Brian de Palma. Certo in VITTIME DI GUERRA c'è tutta la maestria di un cineasta che scolpire le sequenze d'averne fatto la propria ragione d'essere espressiva. E tutta la chincaglieria di un'industria esperta nel genere, sudore e serpenti, machete e granate. Ma se il realismo di Stone ci immergeva nell'orrore, quello di de Palma sembra galleggiarvi sopra: e lievitare in una serie di sequenze privilegiate (la trappola castratrice nella quale cade Michael Fox, lo stupro collettivo della giovane contadina, le "soggettive" inquiete e frenetiche nelle quali la cinepresa s'identifica ai personaggi) che quasi si distaccano dal contesto. Proprio come ci aveva abituato da sempre, tanto da far definire voyeuristico il suo stile.

Ma con una differenza: che in VESTITO PER UCCIDERE, in BLOW OUT o in OMICIDIO A LUCI ROSSE le sue abilissime citazioni potevano apparire gratuite: puri esercizi di stili, divertissements di un autore che si sbizzarriva a ricalcare Hitchcock o Eisenstein. Qui servono ad un discorso più che civile: che, guerra o non guerra, stress o non stress, un omicidio rimane un omicidio."


   Il film in Internet (Google)

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